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venerdì 15 aprile 2011

STUDIO DELL'OPERA nel suo contesto storico e architettonico

Si può dire che gli anni ottanta hanno inizio nel 1978 (data cruciale per l'elezione al pontificato del cardinale polacco Karol Wojtyla e il rapimento e l'uccisione dello statista Aldo Moro) e termine nel 1989 con il crollo del muro di Berlino e del mito socialista sotto la mano del capitalismo internazionale.
L'architettura è quindi pervasa dagli esiti delle sperimentazioni degli anni precedenti: Negli anni venti l'architettura ruota interno al concetto di “macchina”; negli anni trenta la chiave di lettura è un'interpretazione “personalizzata e geograficamente specifica” delle vicende della rivoluzione modernista; negli anni quaranta e cinquanta è centrale la città e la sua rifondazione; negli anni sessanta, nonché del Big Bang, ci si apre verso nuove opzioni; e negli anni settanta il linguaggio e l'autonomia dell'architettura sono al centro di una diatriba con le sperimentazioni legate alla partecipazione degli utenti.
La cultura architettonica degli anni ottanta è ormai consapevole che la città non può estendersi all'infinito, che le risorse del pianeta sono limitate e quindi devono essere usate con intelligenza e parsimonia.
Diventa quindi fondamentale il rapporto con il luogo,con i materiali, con le forme geometriche; il contesto diventa il Lietmotiv come contesto che incorpora il concetto di luogo, dando importanza alla morfologia del sito dove l'architettura sorgerà, alla configurazione urbana e degli edifici preesistenti nell'immediata area circostante. Il contesto diventa una rete mutevole che crea “il campo” per l'esistenza di una nuova architettura.
Se “contesto” diventa la chiave , allora la città storica ridiventa campo di fondamentale interesse.
Prima fra le città storiche sarà Roma, sede nel 1978 della mostra “Roma interrotta” dove gli architetti porranno al centro di ogni riflessione una Roma ricostruita per frammenti, stratificazioni e presenze.
Un' altra città in cui il tema del contesto assume assoluta centralità nel corso degli anni ottanta è Berlino, in particolare attraverso l'Internationale Bauausstellung Berlin.
Il tema centrale della ricerca è il rapporto tra architettura e spazio pubblico, l'isolato diventa il motivo conduttore dei progetti e diventa segno fondamentale la separazione tra fronti stradali e corti interne. Questa idea verrà messa fortemente in crisi da alcuni progetti :quelli di Eisenman e di Hadid.
Dopo una prima fase di emergenza e di internazionalizzazione dei problemi, il contesto entra con forza nel progetto architettonico: nel progettare lo spazio pubblico non si prefigurano più “modelli” da inserire nelle diverse situazioni, ma di predisporre conoscenze da mettere di volta in volta in campo. Nascono cosi chiavi di lettura più complesse: il concetto di “palinstesto” di Peter Eisenman; il contesto residuale di frank Gehry; il concetto di “tessitura” di Zaha Hadid che combina contesto e paesaggio e formerà un nuovo modo di pensare l' architettura. Dalla nascita di questi nuovi concetti si capisce che l'architettura non può fare a meno del rapporto con il luogo e il contesto.
Il contributo di Zaha Hadid al fare architettura è originale e cruciale, poiché reimposta alcune modalità di pensare che hanno influenzato il lavoro dei decenni successivi.
Il contesto entro cui si deve collocare l'architettura è il principale tema del dibattito degli anni settanta e ottanta. Con la Hadid entra in gioco una nuova e decisiva interpretazione: contesto è “esattamente” paesaggio.
L'origine del lavoro di Hadid è grafica e pittorica dove i piani mutano, si articolano, oscillano in aree tonali, ma le forme sono tutte ricavate da un tessuto unico, come se fossero le variazioni di un'unica tessitura madre. Delinea cosi un'interpretazione originale, femminile, del contesto.
Per la Hadid dipingere e disegnare sono atti strutturanti il pensiero, in essi si struttura un pensiero al quale dare forma architettonica e fisica.
L'architettura si propone come nuova naturalità, come paradigma che comprende paesaggio, natura e costruito.
Hadid è attratta da forze dinamiche, guizzanti e veloci delle costruzioni; dagli svincoli, dai terrapieni, dalle autostrade. Tutto questo si ibrida alla sua idea di paesaggio diventando ispirazione per creare forme per metà edifici e per metà articolazione fisica e infrastrutturale del paesaggio.
Rimango colpita dalla stazione dei pompieri di Vitra, chiave di questo concetto, dove la tessitura si intreccia in piani sovrapposti, con diverse inclinazioni, che si aprono in facciate vetrate e che soprattutto propongono un'idea dinamica e veloce del paesaggio assorbita dall'infrastruttura.
“defining space rather than occupying space” ; l'edificio non è stato progettato come oggetto isolato, ma come il bordo di una zona paesaggistica definita dai campi limitrofi. Da questo si deve il suo andamento lungo e stretto al fianco del bordo stradale.
I singoli elementi sembrano “cannocchiali sul mondo” grazie alle superfici vetrate che permettono uno sguardo sul paesaggio e sul contorno. I volumi inoltre si sovrappongo senza una regolarità precisa, fornendo all'edifico molteplici inclinazioni e visuali.
Sulla base di quanto detto ritengo proprio l'ibridazione tra l'edificio e il paesaggio il Bang di questo progetto; l'intreccio tra i vari livelli della tessitura e dell'infrastruttura in questo caso è il centro di tutto. Tutto è dinamico. Tutto è veloce. Tutto è paesaggio.

 Vitra Fire Station _ Weil am Rhein Germany 1994  ZAHA HADID






















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